- mo caso; il lavoro intellettuale normale costituiva per lui, perlomeno nell'ambito della produzione letteraria, il momento dello svago per una sorta di capovolgimento delle funzioni mentali. E d'altra parte questo ben coincide con le dichiarazioni che si-trovano nell'introduzione a Sylvie e Bruno, dove afferma di avere sempre lavorato con i frammenti, gli spezzoni di frase che gli venivano in mente spontaneamente, autonomi, fuori da ogni volontà e da ogni controllo, that carne by itself, cioè quelli che oggi verrebbero chiamati materiali dell'inconscio. Ricapitolando, il nonsense è prodotto dal lavoro onirico ed è espressione di un pensiero arcaico, lavora con materiali residuali, organizza tali elementi con la costante inventività prammatica del bricolage, non. si separa mai dall'oggetto che lo ha promosso (la singola parola) e non può esistere altro che dentro all'oggetto, conosce solo la globalità dell'esistere e non la differenziazione, non la scissione in contrari e nemmeno la ripetizione degli uguali. Tutto questo è già una prima determinazione per lo statuto delle associazioni improbabili. Ma c'è qualcosa di più. Non tutte le associazioni improbabili creano nonsense. È il lavoro arguto che accende l'incongruità con un lampo illuminativo. C'è nel nonsense la necessità ontologica di associare due elementi per farne emergere un terzo, ancora più improbabile degli altri due, o anche di organizzare i residui in vista di una formazione e di una funzione nuova. Nelle avanguardie storiche, che hanno adottato la stessa tecnica, la formazione nuova è al servizio di una militanza carica di intenzioni. Ma abbiamo visto che il nonsense evita le intenzioni di un programma estetico, così come evita la funzione liberatoria del motto di spirito, perché non può focalizzarsi su un contenuto che sia così ben determinato da poter essere detto con una parafrasi. Può anche darsi che l'ultima motivazione di questo rifiuto di avere un contenuto specifico risieda 182
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