Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

Sembra perfino superfluo aggiungere un'altra osservazione che rinforza i punti di contatto. Ayesha, la Donna Immortale, attraversa la vicenda raccontata da Rider Haggard, come un vero e proprio fantasma-in senso non soltanto psicoanalitico: fantasma di ciò che dura di là dal tempo, fantasma di seduzione, fantasma di conoscenza (di sapere), «eterno femminino» come è detto, ma anche «imago maternelle» con caratteri particolari, come annota Anzieu (del resto l'eviscerazione, lo smembramento, i territori paludosi etc. sarebbero altrettante figure di una identificazione femminile, «reazione all'angoscia della perdita della madre», e naturalmente, le qualità di madre/amante sono indissociabili in Ayesha). Tale imago evocherebbe a un tempo il desiderio incestuoso e il potere distruttivo. Ma, sempre secondo Anzieu, «questa evocazione, che manca nel testo del sogno, resta sfumata nei commenti di Freud». 9. Per finire-non per concludere. Il protrarsi di questa nota favorisce una sorta di processo di feed-back per quanto riguarda le sue finalità. Si può escludere che l'incrocio Freud/Haggard sia stato seguito in talune ramificazioni per ricavarne qualche dato sui modi d'uso della letteratura da parte della psicoanalisi; o, al rovescio, per mostrare come la letteratura posso prendere coscienza di certe sue intenzionalità alla stretta della psicoanalisi. Sono propositi troppo generici e insieme troppo battuti, per stimolare un minimo d'applicazione. L'occasione si prestava piuttosto a qualcosa di più modesto e di più specifico: intravedere come Freud avesse letto lo «strano libro» in questione-o forse, per dir meglio: come lo avesse letto l'inconscio di Freud. Proprio in questi modi sono venute fuori certe reciproche polarizzazioni di termini come finzione, teoria, quasi emanati da altri: romanzo, sogno. La nota si trovava, bon 168

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