nenza del suo oggetto, allo studio Delirio e sogni nella «Gradiva» di W. Jensen, che è probabilmente l'impegno testuale più esteso di Freud rispetto a una fiction, più ancora che analisi trascrizione secondo il codice psicoanalitico d'una storia d'invenzione - senza trascurare il discorso sul racconto hoffmanniano «Il mago sabbiolino» intercalato al Perturbante. Ma si possono benissimo pescare esempi anche nelle lettere a Fliess del 20 giugno e del 7 luglio 1898, a proposito di due novelle di Conrad Ferdinand Meyer, autore prediletto da Freud: Die Richterin e Die Hochzeit des M6nchs (per la prima volta si parla addirittura di «un piccolo saggio»). E ancora nell'interno dello scritto su Dostoevskij rinvenire una analisi-lampo di un racconto di Zweig, «Ventiquattrore dalla vita di una donna». Forse, più ancora significative, nel senso di una familiarità che porta naturalmente a estrarre dal grande thesaurus della narrativa di ogni tempo esempi, riferimenti, corrispondenze, simboli, sono le ap__parizioni magari fuggevoli di titoli e personaggi romanzeschi. Robinson Crusoe e la sua isola esibiscono la metafora per indicare lo stato di Freud dopo l'insuccesso della prima esibizione pubblica della sua dottrina (vedi Storia del movimento psicoanalitico); in Totem e tabù Sancho Panza nell'isola di Baratteria viene in taglio a proposito del cerimoniale del tabù, che è applicazione spiritosa; e Theodor Fontane suggerisce, via Effi Briest, l'appropriato apoftegma sulle «costruzioni ausiliarie». Non mi propongo di inseguire questa sorta di luminescenza letteraria attraverso i testi di Freud. Ogni ricorrenza risponde a una sua particolare funzione - non di rado a una funzione di stile. Ma le più possono essere sussunte sotto la categoria d'esempio o di pezza d'appoggio: il romanzo o il racconto illustra la teoria; vale a dire che lo psicoanalista e lo serittore procedono in parallelo per sentieri differenti. «Probabilmente, noi e lui, attingiamo 156
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