Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

ty del "Romanzo mensile") e The heart of the world, «Il cuore del mondo». Per economia di dimostrazione, mi riferirò d'ora in avanti esclusivamente a She, come quello che meglio serve ai miei fini e ai fini del sogno di Freud. 2. Si dice che una volta raccontasse che da giovane aveva pensato di diventare un romanziere. È questione di Freud e questo enpassant lo si deve a Jones. Che si appoggia poi all'unico documento che abbiamo in tale materia rischiosa, la lettera del 1 aprile 1884 a Martha Bernays: «Eccoti una sorpresa. Ripetutamente - non so come- mi sono venuti in mente molti racconti, e uno di essi, ambientato in Oriente, ha preso recentemente una forma abbastanza definita...». Valga come mero accenno o introduzione al discorso che si vuole fare qui. Per saperne di più, e di meglio, si vada a leggere l'inizio di quel libro prezioso che è Freud la letteratura e altro di Mario Lavagetto. Il capitolo della biografia freudiana di Jones, da cui ho cominciato citando, e lo spoglio degli autori che Freud chiama in causa nei suoi scritti, possono dare una prima immagine delle connessioni fra il suo lavoro psicoanalitico (pratico e teorico) e la rete inesauribile della letteratura. Freud, si sa, era uno straordinario lettore, anche per la capacità di memorizzare e metabolizzare ciò che aveva letto; e non occorre riportarsi alla inevitabile generosa veronica che egli tributa a tutta la famiglia degli scrittori, in apertura della Gradiva («i poeti sono alleati preziosi»), per calcolare la larghezza e la continuità dello scambio: in debito, ma certamente anche in credito. «Mi abbandono alle fantasie, gioco a scacchi, leggo romanzi inglesi...»: è la terapia di una fase di depressione e tasteggiamento, secondo la lettera a Fliess dell'l 1 marzo 1900. Il rapporto con romanzi e romanzieri attraversa, in superficie o in profondo, il lavoro freudiano: da Dostoevskij e il parricidio, famoso non fosse altro che per l'emi155

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