Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

sé come di «noi plebe borghese»: tutte possibili analogie con la lettera a Martha. La conclusione cui Freud giunge, sul significato ultimo del sogno, mira a porre in luce proprio la funzione che !'<,assurdità» dell'episodio del cocchiere vi svolge, come chiave di volta, o concetto-ponte per la chiarificazione del «pensiero che si muove dietro il sogno»: «è assurdo essere fieri dei propri antenati. Meglio essere io stesso un predecessore, un avo». Un pensiero cui corrisponde, nella lettera a Martha, la fierezza, l'orgoglio di aver tenuto testa, da sé, alle offese e alle provocazioni dei viaggiatori antisemiti - e insieme, più nascosto, il desiderio di separare il proprio destino da quello del padre, degli «antenati», affrontando antichi divieti e controlli limitativi, senza bisogno di ricorrere a trucchi, in ultima analisi, mortificanti. A differenza del padre Jakob, Freud non si era limitato a raccattare umilmente il berretto. 3. A guisa di conclusione (interlocutoria) Non si è mirato, in questo scritto, a fornire un catalogo, più o meno esaustivo, delle numerose occasioni - nelle sue note personali, come nel corso del lavoro di analisi - nelle quali il treno, i viaggi, la ferrovia, le stazioni ricorrono negli scritti di varia natura- biografica o scientifica - che Freud ci ha lasciato. Molto, di conseguenza, si è qui tralasciato: dall'interesse del giovane Freud per le nevrosi traumatiche in conseguenza di incidenti ferroviari, al complicato groviglio ferroviario del caso dell'«uomo dei topi», ad altri sogni e notazioni variamente importanti sull'argomento. Ma anche da questo incompleto «aperçu» possono trarsi alcuni spunti, forse non secondari, sulla importanza che la «imago» del treno, e di ciò che direttamente vi si associa, ebbe nella sua vita, e, più in generale, di quanto 150

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