Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

alla esposizione del sogno, la stazione, i treni, gli impiegati della ferrovia, lo scompartimento in cui è costretto a viaggiare a causa di un «favoritismo» fatto a un altro viaggiatore che si avvale di un titolo di «rappresentante del governo», sono - con il Conte Thun - i motivi dominanti. Nella seconda parte del sogno emerge il tema del "divieto" e del controllo: Arrivo finalmente in un corridoio dove è seduta una governante, una donna grassa piuttosto anziana. Io evito di parlarle; ella però ritiene evidentemente che sono autorizzato a passare di lì perché mi chiede se deve accompagnarmi con la lampada. Io le faccio segno di fermarsi sulle scale e mi sento così molto astuto, perché dopo tutto evito il controllo. Da questo punto in avanti stazione, viaggio, ferrovia divengono centrali: Freud ordina al vetturino di «andare a una stazione»; questi gli obietta che l'ha già stancato troppo e che non può «andare con lei sul percorso ferroviario». Le stazioni - come si è già visto - sono occupate. Ma il sognatore si ritrova comunque «seduto nel vagone, che somiglia a una carrozza tranviaria». A questo punto è come se il sogno tornasse indietro, a un momento precedente: Mi trovo di nuovo dinanzi alla stazione, ma con un signore piuttosto anziano; invento un piano per rimanere �conosciuto, ma vedo questo piano già eseguito. E come se pensare e vivere fossero una cosa sola. Egli si finge cieco, almeno da un occhio, e io gli reggo innanzi un orinale maschile (che dovevamo comperare o che abbiamo comprato in città). Sono dunque un infermiere e devo porgergli il recipiente di vetro perché è cieco. Se il controllore ci vede così, ci lascerà passare per147

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