Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

opinabile. Jones tiene, intanto, a precisare che la Reisefieber di Freud è soprattutto «ansia per le partenze», e conforta questa sua affermazione ricordando che la maggior manifestazione di quest'ansia Freud la subì, mentre era con Fliess «alla stazione di Berchtesgaden in occasione del loro primo 'congresso'»,18 e, osservando inoltre «Per di più Freud ne conservò una parte sotto forma di ansia di perdere il treno, per cui voleva arrivare alla stazione con molto anticipo, talvolta persino di un'ora»,19 fa presente che di quest'ansia nevrotica come di quella per la sua Todesangst (paura di morire), «l'analisi che egli [Freud] ne· fece non fu mai proprio completa» .20 E altrove - utilizzando un'altra affermazione di Freud sulla propria Reisefieber su cui torneremo- ricorda sì, l'episodio dei fanali a gas, ma precisa: Da questo viaggio data anche l'inizio di una «fobia» per i viaggi in treno della quale egli soffrì per quasi dodici anni (1887-1899) prima che gli riuscisse di eliminarla con l'analisi. Essa risultò connessa con la paura di perdere la casa (in ultima analisi il seno materno), un panico di privazione, che doveva essere a sua volta una reazione a una certa avidità infantile. Anche dopo ne rimase qualche traccia sotto forma di un'ansia un po' eçcessiva nel prendere il treno.21 Più proclive ad accogliere senza sfumature il nesso «stazione di Breslavia/fobia ferroviaria di Freud» appare Didier Anzieu, cui la minuziosa lettura dei sogni, oltre che dei testi, di Freud, avrebbe forse potuto suggerire un qualche maggiore interrogativo. «Di questa esperienza dolorosa della partenza e della separazione, nel 1895 Freud conserva un'angoscia fobica dei viaggi in ferrovia», leggiamo infatti sin dal primo capitolo del suo ampio studio su L'autoanalisi di Freud e la scoperta della psicoanalisi.22 Più oltre riprenderà la lettera a Fliess sulla stazione 138

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