Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

precedentemente designato per l'incontro con Fliess poi svoltosi, appunto, a Breslavia); un sogno che verrà più ampiamente ripreso nella Traumdeutung,4 e che Freud collegherà a un episodio raccontatogli dal padre quando aveva «forse dieci o dodici anni». Il padre, «ben vestito» e con «in testa un berretto di pelliccia nuovo» andava a passeggio, nel giorno di sabato, solenne per gli Ebrei, per le vie di Freiberg, anzi, come egli dice al ragazzo: «il paese ove sei nato». «Passa un cristiano, e con un colpo mi butta il berretto nel fango urlando: 'Giù dal marciapiede, ebreo'». Nella domanda del figlio giovanetto su come avesse reagito, il padre risponde in maniera «pacata»: «Andai in mezzo alla via e raccolsi il berretto». In tutt'altro modo, pensò il ragazzo, si erano comportati Asdrubale Barca e il figlio Annibale, «l'eroe semita», come lo chiamerà nella lettera a Fliess, di fronte alle offese dei Romani. Nella lettera, tuttavia, dell'episodio narratogli dal padre, si tace; si parla genericamente dell'«infatuazione che nutrivo al ginnasio per l'eroe semita Annibale»; il che non sembra una giustificazione sufficiente per quanto Freud ha appena fatto precedere: «Tra parentesi: il mio desiderio di andare a Roma è profondamente nevrotico»; né con quanto segue: «Da quando mi sono messo a studiare l'inconscio ho incominciato a trovarmi interessante. Peccato che si taccia sempre riguardo alle cose più intime». Di questa reticenza Freud sembra giustificarsi: cita infatti subito dopo, con una lieve variante, due versi del Faust di Goethe: Tanto quel che sai di meglio non puoi dirlo ai tuoi alunni. Su questa citazione tornerà nella lettera del 9 febbraio 1898 ricordandone solo l'inizio; il che fa supporre che, nei colloqui con Fliess, essa potesse presentarsi come abitua132

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