Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

prima di imparare a leggere e a scrivere, sono state la F e la S che contrassegnavano i carri e le vetture dei treni: FS, Ferrovie dello Stato. Ma anche Francesco Spinella, il nome di mio padre. Le note che seguono, quindi, che ho voluto intitolare In treno con Freud, hanno questo sfondo; in un certo modo hanno a che fare con la mia biografia. Perché, altrimenti, da anni, sia pure occasionalmente, quando mi capita di leggere Freud, vado sottolineando i passi nei quali si parla di treni e di ferrovie? Ed è del tutto casuale che quelle «famose» iniziali, siano, rovesciate, le stesse di Sigmund Freud? A conferma, forse, della particolarità di questo «investimento», proprio nella preparazione di «In treno con Freud», mi sono reso conto di tre vistosi errori di lettura delle Opere, che mi ero portato dietro. Avevo sempre scambiato, nel disegno del dazio contenuto in Analisi della fobia di un bambino di cinque anni (Caso clinico del piccolo Hans) la linea scura intramezzata da trattini verticali che indica (come, del resto, è scritto) la «cancellata», per un tracciato ferroviario, in analogia con altre mappe ove effettivamente questo ne è il significato convenzionale. Avevo sempre ritenuto-malgrado la nota apposta- che i tracciati ferroviari del caso dell'«Uomo dei topi» fossero di mano di Freud e non dell'edizione inglese degli Strachey. Infine, ero convinto che il «viaggio in carrozza» al quale Freud si riferisce nell'esempio di «Signorelli» in Meccanismo psichico della dimenticanza, e poi in Psicopatologia della vita quotidiana (nella lettera a Fliess dove la dimenticanza è analizzata, più brevemente, per la prima volta, di «viaggio» non si parla); ero convinto- dicevo - che si trattasse, invece, di un viaggio «in treno». Ma non è proprio Freud ad averci insegnato che errori di questo genere non sono mai casuali? 130

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