Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

In treno con Freud 1. In treno con mio padre Un bello e orribile mostro si sferra Carducci Devo aver compiuto il mio primo viaggio in treno, da Varese a Catona (Reggio Calabria), quando non avevo ancora un anno; ma non ne ho alcun ricordo. A Catona, dove ho vissuto sino ai cinque anni, la ferrovia era importante: divideva in due il paese, separando la spiaggia dal quartiere ove abitavo, e, specialmente di sera, quando il convoglio sferragliava con tutti i finestrini accesi, il guardarlo mi affascinava. Sotto la stazione correva un sottopassaggio, basso, lungo, stretto: attraversarlo mi dava sempre angoscia; ma quando capitava di udire sopra di me un fragore che faceva vibrare le pareti, un brivido di orgoglio, un senso di sicurezza, mi coglieva: mi sentivo - nel tunnel che pure temevo - sicuro .e protetto. Ma un altro rapporto, certo più complesso, mi legava ai treni. Mio padre, capitano marittimo, faceva servizio sulle navi traghetto che collegavano Calabria e Sicilia; era quindi ferroviere, anche se la sua divisa era più elegante persino di quella del capostazione, e quando lo vedevo, nella cabina di comando, manovrare il timone e gli altri strumenti per l'approdo nelle invasature, mi appariva proiettato molto al di sopra delle altre persone che conoscevo. Le prime lettere dell'alfabeto che ho compitato assai 129

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