Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

III Dalle prime «definizioni» di affetti alle ultime (nella metapsicologia) e passando attraverso le sorti degli affetti nel sogno, è intervenuta l'invenzione di uno strumento che possiamo chiamare «conoscitivo». Direi non che è intervenuta la invenzione della psicoanalisi, che davvero non si sa bene che cosa sia,- lo dico senza alcuna ironia, naturalmente - quanto della «situazione analitica», una situazione, una modalità, un rapporto a due che determina la possibilità di uno «scoprimento» di realtà altrimenti non percepibili (forse neppure conoscibili simpliciter nella loro esistenza). Questa situazione ha di proprio (e di unico) di valersi della parola. Questa parola, in una situazione particolare, in quella situazione particolare, trasmette un significato si potrebbe dire, di ciò che altrimenti non è «significativo». Attraverso la parola analitica, si determina la conoscenza di una serie (limitata) di forze agenti nel sistema che, per semplificazione intervenuta «culturalmente», definiamo binario: anima e corpo. Attraverso la parola, quella parola «duale», le forze (istinti, pulsioni, stimoli, affetti) pervengono alla superficie della conoscenza. Si potrebbe dire, semplificando, che queste forze, tutte, indipendentemente dal loro nome agiscono come concetti limite; ma non tanto, o non solo, fra corpo e anima (tra somatico e psichico) quanto fra inconscio e conscio e fra tutte le coppie che esprimono non una contrapposizione dialettica quanto un processo, forse dalla quantità alla qualità, ma che è meglio lasciare non definito. Di questo processo, per Freud, conta il «secondo momento», di questa rappresentazione orale, tramite cioè la parola e unicamente la parola nella situazione analitica, Freud si occupa «come se» - è una sua espressione- avesse avuto luogo realmente. 126

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==