Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

te del lavoro onirico di operare con essi e su di essi, dal mutarne il senso, allo spostarne la «quantità», ad annullarli, al trasformarli nel loro contrario. Un «puro» oggetto del lavoro onirico, se il soggetto che opera è appunto il lavoro onirico (al quale va tutta l'attenzione di Freud). Ma questo «procedimento» ci riconduce alla definizione precedente, quella tratta dagli scritti di metapsicologia. Si sarà notata, credo, un'affinità, che tende quasi all'identificazione, fra pulsioni e affetti. Entrambi, credo si possa dire, rappresentano (termine proprio) concetti limite fra lo psichico e il somatico, natura binaria o bifronte, di cui possiamo prendere atto solo (è questo il punto rilevante) grazie ad una operazione condotta su di essi: la rappresentazione, il lavoro onirico. Mediante questa operazione noi potremo riconoscere che «essi» (impulsi, pulsioni, affetti - tutti accomunati dal loro carattere «quantitativo», di unità «mobile» di misura) si sono spostati, annullati, modificati nella loro destinazione, rovesciati nel loro contrario. Se ne prenderà atto, si potrebbe dire, così come si prende atto di un animale dalla traccia lasciata sul terreno (o di una particella dalla sua traiettoria). E inoltre, proprio perché soggetti al lavoro onirico, essi presentano solo un interesse secondario, nel senso che li si conosce «nella rappresentazione» - mentre, si potrebbe dire rimangono sconosciuti «in quanto tali» (o, se si vuole, nella loro essenza di affetti). Da qui si potrebbe dedurre che sia il progetto della psicologia, sia la metapsicologia, sia in generale, l'opera di Freud riguarda solo «la rappresentazione» (o il fenomeno). È dunque la «mediazione» della rappresentazione che consente di conoscere la presenza degli affetti, «ignoti» in sé, e, comunque, non rappresentati nella loro realtà caratterizzante, perché passibili di spostamento, inversio-. ne, etc. Ma c'è qualcosa di più e di molto rilevante, mi pare. 125

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