Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

avvicina alle <�psicosi endogene» forme chiaramente influenzate da fattori fisici, come le «psicosi alcooliche». Osserva tuttavia come l'essenza del quadro mantenga sempre un'autonomia rispetto ai fattori contingenti. La noxa esterna sollecita la struttura ma è poi la sola struttura a determinare l'andamento clinico. Da tale posizione prendono l'avvio una serie di concezioni che vedono la struttura dominante rispetto e a fattori esogeni (Bonhoffer) e agli eventi della storia (costituzionalismo di K.retschmer). Sul versante dei rapporti con psicologie ad orientamento soggettivo, Kraepelin accetta, in particolare nella discussione sulla «paranoia», di valutare quanto di un «processo» è immanente nella struttura e quanto invece è preso in una rete variabile di esperienze e di eventi. Oltre alle domande del riduzionismo biologico e delle psicologie del soggetto, egli deve poi far fronte- e si rivela la contraddizione principe- a difficoltà inerenti al metodo stesso. La pratica mostra come dati di un'osservazione sincronica non siano sempre linearmente raffrontabili con dati desunti dalla diacronia. E la clinica prova nel concreto come la consequenzialità tra diagnosi (sincronia) e prognosi (diacronia) non sia sempre rispettata. Si devono così introdurre, e sono eccezioni che non vanno a conferma della regola, le «psicosi miste». Sono queste forme, «miste» e nel quadro e nel decorso, ad addensare ombre sulla chiarezza del sistema. Nell'ambiguità del tramonto, i kraepeliniani hanno poi con vari intenti moltiplicato le soluzioni, finendo per nascondere in un giardino di erbacce e travisare l'originale architettura del maestro. Kraepelin, si direbbe con il senno di poi, presentiva obiezioni e fraintendimenti. Forse per questo il suo lavoro non ha tollerato distrazioni ed ha in fondo evitato di confrontarsi con posizioni coeve. Egli procede senza curarsi troppo nè di nosografie pur accreditate come quella di 111

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