Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

stupore che nell'eccitamento, prescindendo dalla caratteristica diversità dei due stati tra loro, persistevano i tratti fondamentali della malattia, da noi ripetutamente designati... A questo sguardo si può subito porre un'obiezione: la scelta di restare in posizione di osservatore neutrale, non coinvolto, permette di scorgere tra i sintomi solo i legami esteriori, non di decifrarne la comprensibilità profonda, dinamica. Carenti di un senso interno, i sintomi occorrono quali semplici incrinature di una struttura contemplata in superficie; la persona rimane «inaccessibile». In quest'ottica solo il destino della struttura, cioè la diacronia del disturbo, illumina. È singolare che le ricerche psicologiche di laboratorio degli anni '80 siano tese a indagare il «tempo psichico» e già configurino l'interesse per una estensione nella durata dei sintomi. Solo, si tratta di un tempo estraneo a quello dei fenomenologi e a differenza di quanto accade in Jaspers la sua considerazione non aiuta la comprensione dei vissuti ma conferma la loro «inaccessibilità». Va riconosciuta una riserva di estrazione kantiana in questo arrestare il rigore della scienza alle soglie incerte del solo pensabile? In ogni modo la distinzione inerente a tale metodo divide gli eventi'psicopatologici in due classi: una prima nella quale la struttura appare lentamente ma progressivamente precipitare in una spira involutiva (dementia praecox); una seconda nella quale le turbe si presentano a fasi senza che la struttura risulti compromessa in modo sostanziale e duraturo (psicosi maniacodepressiva). Riflettendo, è quasi una sorpresa vedere come la proposta di tale nosografia sia stata accolta con riserve dai contemporanei, nonostante sistemasse quadri noti. La dementia praecox unisce a sè entità ben descritte, la paranoia, la catatonia di Kahlbaum37 e l'ebefrenia di Hecker.38 106

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