Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

na con Theodor Meynert. In particolare i dati fisiologici rilevati da Meynert, a proposito della «amentia», forniscono un convincente schema di interpretazione organica del dato psicopatologico.29 È questo l'orizzonte composito nel quale si forma Kraepelin, in un movimento dialettico tra osservazione clinica e pressione delle scienze di base.30 Il richiamo alla «ricerca» è dunque richiamo a sollevarsi da tentazioni riduttive. I tentativi di ordinare le malattie mentali in base a reperti anatomopatologici si rivelano sterili e ogni «mitologia del cervello» pare al tramonto. Bisogna, egli suggerisce, contemplare il quadro clinico e il decorso, preoccuparsi della costanza delle figure, trascurare varianti accidentali, guardare ad un'essenza che finisce per porsi come un «noumeno».31 Se l'accostamento del dato clinico all'ipotesi di un sostrato biologico è riduttivo e se è forse da ritenere fallace lo stesso nesso causa/effetto, quale base è allora possibile dare alle griglie gnoseologiche perché consentano una classificazione? La frequentazione del laboratorio di psicologia diretto da Wundt presso l'Università di Lipsia suggerisce a Kraepelin la via di soluzione e lo incita a coltivarne l'illusione. Se la biologia e il cervello seguono un ordine naturale, anche la mente e i moti psicologici, sensazioni, cognizioni, ricordi, associazioni devono rispondere a leggi suscettibili di verifica sperimentale. Kraepelin condivide con Griesinger e Kahlbaum il proponimento di sottrarre la psicologia all'ipoteca della speculazione filosofica e dell'etica. Le scienze naturali hanno potuto essere autonome rispetto all'unità del sapere filosofico, è il momento per la psicologia e la psicopatologia di compiere egual passo. È questa del giovane Kraepelin una riflessione tipica di una determinata area della cultura tedesca, influenzata dal realismo psicologico di Herbart. Il metodo appreso a Lipsia negli anni '80 ispira un leitmotiv poi costante nel102 \

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