Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

co di vie apparentemente disordinato da cui egli proviene e in cui si inscatolano, ordinatamente, il suo attuale quartiere e quello dove è nato: formato, quest'ultimo, di vie tutte intitolate a dei pittori e disposte in modo da rappresentare il percorso di un circuito che imita l'ogiva del genitale materno. Il passaggio all'oggetto avviene da questo dedalo di vie al ricordo di una villa dove si festeggia un matrimonio: a lato del cancello una grande targa rettangolare reca impresso un cognome, Parrinetti, che chiaramente indica il rivale a correre su quel circuito. È là di fronte che, al momento di annunciarsi attraverso il citofono, non ricorda il nome della ragazza che è venuto a trovare. Esita, infine gli viene in mente e lo dice: Raffaella. Il medesimo di un grande pittore, Raffaello, il cui angelo delle Stanze vaticane, come l'angolo della stanza di prima, si china verso il prigioniero e gli tende una mano per condurlo verso la luce. È come se Raffaello nella liberazione di San Pietro avesse porto la mano lui stesso al posto dell'angelo al sognatore che un angolo rotondo trae dalla prigione nel momento in cui il disegno materno, l'intrico di vie rappresentazione del genitale femminile, oscilla nell'emergere del significante paterno tra la derisione del diminutivo e il tratto tragico del parricidio. Il nero della silhouette si colora di sfumature. I due profili della madre e di un fratello appaiono stagliati e distinti a un altro analizzante che sogna di essere in loro compagnia al ristorante e di osservare la scena. La madre sta parlando in modo molto lusinghiero di lui e lo fa ad alta voce, con la coloritura caratteristica della sua parlata dialettale. Il sogno illustra questa «coloritura», e la sottolinea, mostrando che le parole che escono di bocca alla donna sono maccheroni, maccheroni colorati. Anche qui viene evidenziato un contrasto, un'impossibilità che si manifesta nel confronto tra disegno e pittura: 10

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