Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

La coloritura del disegno e la modifica dell'ipotesi del trauma nell'eziologia delle nevrosi Il passo che nell'inconscio si presenta con i caratteri dell'impossibilità è perché è già avvenuto una volta e questo è l'equivalente, alla fine di un'analisi, della «facilitazione» lasciata dal fatto traumatico. Il sogno che porta un analizzante lungo una strada in salita per ritrovarsi davanti a un muro in una costruzione senza pavimento e senza soffitto (in basso c'è l'erba e nel muro si apre una specie di feritoia munita di sbarre, che però sono di legno: da lì non si potrebbe passare) è per scoprire con sorpresa che accanto c'è un altro locale caratterizzato da un angolo a volta, smussato, come lo spigolo di una mansarda, ma arrotondato (un angolo roton- , do, dunque, illogico come il ferro ligneo delle sbarre di prima), e per scoprire infine che lì c'è anche una porta, bellissima. Ci sono dunque degli ossimori: il «ferro ligneo» delle sbarre, l'angolo ricurvo della liberazione. Ma l'addolcirsi dell'angolo del disegno, l'ammorbidirsi del materiale in cui si è costruita la barriera fobica, indicano quel famoso passaggio da Hans fantasticato non attraverso un cancello aperto. Abbiamo il disegno del Dazio, la mappa del luogo della fobia, ecco delinearsi anche il secondo disegno, il disegno della pulsione, con la sua mèta, il Corso degli Eroi, al quale il sognatore è diretto, e la fonte corrispondente all'intri9

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