Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

Città stagnante A riprova della contemporaneità di sviluppo dei temi: il primo forte annuncio del disagio della civiltà è nel sonetto glorioso «The Sea and the Skylark». Il poeta è diviso: a destra ode la marea, a sinistra il canto dell'allodola: «come i due suoni accusano questa città stagnante e fragile!». How these two shame this shallow and frail town! How ring right out our sordid turbid time, Being pure! We, life's pride and cared-for crown, Have lost that cheer and charm of earth's past [prime: Our make and making break, are breaking, down To man's last dust, drain fast towards man's first [slime. (11, versi 9-1 4)21 Il trattamento però è metafisico, e il tema della città slitta subito in accenti biblici sulle rovine dell'uomo, e la sua polvere. Dei pioppi di Binsey- «Binsey Poplars» (19 ) - Hopkins rimpiange gli alberi abbattuti, e qui la natura appare in una fragilità incustodita, come se l'intervento violento dell'uomo avesse allontanato lo stillante incremento divino. La natura è così tenera a toccarsi: Since country is so tender To touch, her being so slender, That, like this sleek and seeing hall But a prick will make no eye at all,22 La città è il punto di contatto, d'urto fra ciò che è ancora campagna e la vile gonna di mattoni che le si sovrappone: esempio, la città turrita di Oxford che fu, tanto tempo prima, città di Duns Scoto: ... that country and town did 95

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