Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

Let him ho! with his air of angels then lift me, lay [me! only 1'11 Have en eye to the sakes of him, quaint moon­ [marks, to his pelted plumage under Wings: so some great stormfowl, whenever he has [walked his while The thunder-purple seabeach plumed purple-of­ [thunder, If a wuthering of his palmy snow-pinions scatter [a colossal smile Off him, but meaning motions fans fresch our [wits wi�h wonder19 In questi versi è perfettamente visibile, ed è anche detto, ciò che resta, nelle poesie, di quel travaglio descrittivo del mondo degli inscape di cui ci siamo tanto occupati. È fissato un nucleo, un elemento osservativo estrapolato dall'insieme, che ha valore sintetico (e organizza gli elementi intorno a sè) e corrisponde a quel punto (quasi il punctum di cui parla Barthes per la fotografia) in cui l'occhio addestrato ha cominciato a vedere l'avvento abrupto della cosa. Muta prima, poi di colpo individuata in un tratto essenziale cui corrisponde, con rigorosissima selezione, solo una parola: poche parole che si dispongono nel modello parallelistico del verso, in rapporti di suoni e rimandi, e insieme, dell'oggetto fanno vivere quel tratto, quella zigrinatura del piumaggio. La traduzione di Montale dei versi di «Pied Beauty» ci suggerisce forse meglio l'immagine dell'operazione di Hopkins lì rappresentata - «... e tutto ch'è/ fuor di squadra, difforme, impari e strambo,/ tutto che muta, punto da lentiggini» - in quella picchiettatura, quel portare alle cose punture da lentiggini. Punture che vengono dall'occhio, come qui, rivolto alle marcature, ai sakes del verso 10 di «Henry Purcell»: «avrò l'occhio rivolto ai suoi segni, strani disegni lunati, al suo picchiettato piumaggio sotto le ali». 92

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==