Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

un «progresso» cronologico da un prima glorioso, attraverso una transizione, a un finale «terribile»: progresso fittizio che spiana la complessa tessitura tematica ai fini della lettura. In questa direzione anche il tema della guerra esce dalla transizione trasformato, cessa di essere la parata decorativa che già, tanto tempo prima, aveva affascinato i poeti provenzali, e diviene guerra interiore, lotta con l'angelo della disperazione. Ecco la morte per consunzione di un uomo, un lavoratore: «Felix Randal» (29) il maniscalco spezzato dalla malattia, guidato verso la fine dai sacramenti impartiti dal poeta, e infine celebrato nella canzone che gli è dedicata (è un sonetto ma pare una canzone funebre rinascimentale) come un dio della fucina: Vulcano che foggia for the great grey drayhorse his bright and battering sandal! Il Gardner riporta una nota del poeta Edwin Muir: «il pathos di Felix Randal è il pathos di un 'modello d'uomo' con la sua naturale decadenza simile a un albero.» Anche l'altro «uomo» della galleria di ritratti di Hopkins è un pezzo di natura: «Harry Ploughman» (43) braccia dure come stanghe, costole come un rastrello, mozzo il ginocchio, il polpaccio a barile... Sempre Edwin Muir osserva: Nella natura Hopkins ha visto la gloria di Dio, e in se stesso ha sentito il terrore di Dio. C'è poco nella sua poesia fra questi due estremi, qualcosa di oggettivo che riguarda l'ordinaria vita degli uomini. In poesie come «Harry Ploughman», Harry è una pura sezione dell'universo fisico.14 In quel poco fra Dio e il terrore, noi vediamo inevitabile la civiltà irrompere: gli uomini preda di malattie e di morte, sottoposti a un lavoro che li marmorizza, colpiti dai mali sociali, divengono simili a lupi selvaggi, che infestano il secolo. Sono i disoccupati di «Tom's Garland» (42) consegnati agli affanni, alla rabbia e alla disperazione: questa umanità ha pensieri che sono come rovi. 88

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==