Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

1880) è la prima poesia della solitudine e del compianto: i temi della classicità pagana sono ripresi in un nuovo mood, in cui si segnala la caduta degli inscape del mondo, che potremmo chiamare, parallelamente al fading del soggetto lacaniano, fading degli oggetti del mondo. Una caduta già annunciata nel dolore per l'abbattimento dei pioppi di Binsey - «Binsey poplars» (19) - che ora in «Spring and Fall» diviene sentimento della caducità: foglie sfatte a terra a montagne e un gran senso della perdita, senza che gli adulti se ne curino. Solo una bambina, Margaret, piange, e a lei la poesia è indirizzata, con quella ripresa di elementi che già il Gardner ha segnalato: 1) Isaia (64, 6): «e appassiremo come le foglie, noi tutti, e i nostri stessi errori ci porteranno via proprio come il vento»; e 2) Eneide (VI, 309-10): «quam multa in silvis autumni frigore primo / lapsa cadunt folia...» Margaret, are you grieving Over Goldengrove unleaving? Leaves, like the things of man, you With your fresh thoughts care for, can you? Ah! as the heart grows older It will come to such sights colder By and by, nor spare a sigh Though worlds of wanwood leafmeal lie; And yet you will weep and know why. (31, versi 1-9)10 La natura che riceve il pianto del poeta e della piccola Margaret, la natura investita dal senso della caducità, è una natura pagana, vista in una classica età dell'oro dove l'uomo non c'è, e con lui non c'è vizio nel creato. È una natura da compiangere perché in sé porta ancora tracce del paradiso terrestre. In questo mondo della caducità le foglie si perdono come i pensieri dell'uomo, come la purezza del cuore si perde con gli anni. In questo limbo lo 84

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