Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

... for man is a giddy thing, and this is my conclusion. (V, IV, 6-7) Volubilità, che nella commedia sfiora l'insensatezza, e che si iscrive nell'obsolescenza dei codici culturali epocali, obsolescenza che implica sintomi della erosione storico-culturale dei fondamenti ontologico-metafisici su cui si basa la malferma percezione e percettibilità della illusoria «identità» translinguistica dei personaggi stessi.25 Claudio, per esempio, non è in grado di trascendere quella «tirannia dello sguardo» che Coleridge, secoli dopo, indicò come grave impedimento al manifestarsi della forza dell'immaginazione. La patente incapacità di agganciare al simbolico il lavoro dell'immaginario, è indizio nel personaggio di una insicurezza ontologica (in corrispondenza all'ideologema del segno) che lo porta a percepire solo sembianze consegnate precariamente agli incidenti del giorno, per interpretarli, poi, con il soccorso dell'altrui autorità. In questa chiave si può intendere la sua insistente richiesta a Benedick (I, I, 157-190) di un «giudizio equilibrato» su Hero, e poi, presso Don Pedro (I, I, 211-222). Ed è significativo che alla scherzosa metafora musicale di Benedick Come, in what key shall a man take you to go in the song? (Insomma, in che chiave si deve prenderti per farti cantare?) (I, I, 180-181) Claudio non abbia altro da offrire che una convenzionale asserzione della qualità della percezione visiva dell'amata: In mine eyes she is the sweetest lady that ever I looked on 52

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