Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

che, in Ariosto, si integra in una prospettiva epico-narrativa che tende a focalizzare un'impresa memorabile di Rinaldo. La raffigurazione è dominata dal codice cavalleresco che assicura al testo un codice ermeneutico immanente. Esso conferisce alla «armatura» un senso indiscutibile, in quanto gerarchicamente configurato. Se il «vero» e il «falso», implicito nelle passioni umane, sono davvero indifferenziabili dal «sapere» (non rimane che «credere» o «non credere» all'innocenza dello «amato» o della «amata»), tocca al valore cavalleresco ripristinare, sulla terra, le manifestazioni della giustizia trascendente che il «grande amore», quello immutabile nella «estetica dell'identificazione», esige. Il caso, chiave del «meraviglioso», guida Rinaldo in una badìa scozzese dove l'Abbate e vari monaci, un collettivo di narratori intra-diegetici, gli rivelano come degno progetto quello di difendere la principessa Ginevra, accusata da Lurcanio di avere ricevuto, nottetempo, un uomo nella propria stanza ed è, quindi, come già vi risulta, destinata al rogo se un campione non ne provi l'innocenza, dai monaci sostenuta, con le armi. Nel canto IV il cavaliere parte, con uno scudiero, per riequilibrare la bilancia della giustizia, alla volta di Sant'­ Andrea, sede della corte reale. Investe il gesto progettato dellaprospettivadi contribuire all'abrogazionedella legge iniqua che alle sole donne vieta di concedersi al loro piacere. Attraversando la foresta per una scorciatoia ... tra dui mascalzoni una donzella V ider, che di lontan parea assai bella... (IV, 69, 7-8) Il poeta espande con lirici e pietosi accenti la sequenza, raffigurando la condizione inerme delle donne di fronte alla ferocia più che bestiale dei loro compagni di letto: Col lupo vive la lupa sicura Nè la iuvenca ha del torel paura... (V, I, 7-8) 38

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