Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

È stato perc'ho troppo veduto: Felice, se senza occhi io fossi suto! (V, 58,7-8) La misteriosa sorte di Ariodante viene chiarita a Ginevra dalla accusa pubblica di Lurcanio, valoroso fratello di Ariodante. Le regole di vita prevedono l'ascesa al rogo di Ginevra, mentre la denuncia non colpisce il «drudo», a suo tempo reso irriconoscibile dall'oscurità. L'espiazione della colpa, la, in realtà, infondata gelosia (motivo 11°), porta il generoso Ariodante a assumersi il ruolo di campione di Ginevra, celato e irriconoscibile nell'indossata armatura. Per difendere la vita della «amata» e provarne l'innocenza, affronta in duello il proprio fratello, sicuro di soccombere alla potenza fisica di Lucranio. Ma a questo punto la logica e il tempo della narrazione richiedono l'avvenuta «espiazione della colpa» e il cavaliere errante Rinaldo interrompe il duello nefasto che si stava svolgendo sotto la guardia del Gran Conestabile Polinesso, che incontra, così, la propria meritata «punizione» e viene, nel duello ineluttabile, ucciso dallo stesso Rinaldo. Dimostratosi amante ideale, essendosi prospettato difensore dell'onore dell'amata, pur ritenendosi irrimediabilmente e più volte ingannato e tradito, Ariodante riceve, in premio della sua immutata e generosa passione, Ginevra in isposa (Motivo 12°), nonché il ducato di Albania, il cui governo rimane vacante alla morte del «perfido» Polinesso. Per cogliere il senso della versione ariostesca della «configurazione passionale» trattata, bisogna osservare come i primi dieci motivi articolino il racconto di Dalinda fatto a Rinaldo, risultano, la prima, narratrice intradiegetica. Solo gli ultimi due motivi, di fatto, vengono attivati «in diretta», dal narratore extra-diegetico. Massima parte della «configurazione» viene, quindi, veicolata da un «flash-back» (o segmento analettico) narrativo, 37

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