Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

Freud. Ma vi è da chiedersi se anche quanto lo aveva interessato nello scritto di Jelkels non si ricollegasse, in qualche maniera, a una sua antica notazione, che ci è riferita dai Dibattiti della società psicoanalitica di Vienna e riguarda la seduta del 27 marzo 1907, nella quale Sadger, parlando del sonnambulismo, aveva citato Lady Macbeth. Freud, nella discussione, fa infatti osservare che Il caso di Lady Macbeth non è di comune sonnambulismo, ma qualcosa di più simile a un delirio notturno... Chi parla nel sonno non tradisce mai il proprio segreto... Eppure Lady Macbeth, stranamente, tradisce il segreto; ma non si tratta del suo segreto personale, del suo segreto di Lady; infatti recita ogni cosa nella parte del marito. Seguendo la scia di queste considerazioni, la mancanza di figli, i crimini perpetrati nei confronti di Mary Stuart e di Essex, il dubbio, il rimorso, il quesito di Freud sulla possibilità che Shakespeare, per la figura di Lady Macbeth, si sia ispirato a Elisabetta assume una sua verosimiglianza: cui aggiunge ulteriore probabilità la «diagnosi», da parte di Strachey, che la regina fosse un'isterica: al «grande psicologo», a Shakespeare, il merito di averne saputo cogliere la scissione duplicando, nel Macbeth, il suo personaggio con quello del marito. Il libro di Strachey su Elisabetta, i suoi tempi, la sua corte, offre a Freud lo spunto per interrogarne l'autore e per interrogare se stesso sull'ipotesi, avanzata nel 1920 da J. Th. Looney, in 'Shakespeare', Identified in Edward de Vere, Earl ofOxford, che proprio nella cerchia più stretta della regina fosse da ricercarsi la vera identità di colui che aveva scritto sotto il nome di «Shakespeare». De Vere vi appartenne, e Strachey lo aveva ricordato come una delle persone più vicine al cuore di Elisabetta: «un re ardito dei tornei». 27

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