Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

campioni, che dovranno essere esaminati con minuziosa curiosità. Un metodo cui Strachey rimarrà fedele anche nella biografia della Regina Vittoria, ma che in Elisabeth and Essex si colora di un più diretto apporto di una tematica collegata alla psicoanalisi, e con l'esplicito e palese interesse nei suoi confronti. Quali che ne possano essere i risultati, questo interesse investe di una tonalità nuova non solo la scelta dei prelievi, ma il metodo stesso della narrazione, che acquisisce-e anche questo ha a che vedere con il metodo di esposizione di Freud-un forte elemento di drammatizzazione, o teatralizzazione, un procedimento per "scene" privilegiate e spesso in sé conchiuse. Di più: talvolta queste "scene" sembrano interrompere il filo della narrazione-è il caso, per esempio, della vicenda dell'ebreo portoghese Ray Lopez, medico della Regina, accusato di connivenza con il nemico spagnolo, o addirittura di aver cospirato per uccidere Elisabetta, e condannato a morte - ma contribuiscono potentemente a dar conto di un'atmosfera di sospetti e di crimini della quale, in ultima analisi, Essex fu vittima. Al pari di Freud, anche Virginia Woolf coglierà questa differenza tra Elisabeth and Essex e gli altri libri di Strachey: ma per trarne, al contrario di lui, un giudizio severamente limitativo. Già nel suo diario, in data 28 novembre 1928, ne aveva scritto, a commento del fatto che, nel corso di una serata per altri versi brillante, Lytton aveva silenziosamente lasciato la compagnia. Altre volte Virginia aveva sofferto di simili gesti e comportamenti del suo amico ·più caro, colui che «aveva amato e amava ancora»: ma si sorprende, in questa occasione, di non avvertire lo stesso dispiacere di altre volte, il suo desiderio che Lytton non si assentasse. Perché mai? si domanda; e risponde a se stessa: 20

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