geno non sono solo strumenti sonoramente contrastivi: sono la marca sonora di uno sdoppiamento che vede Papageno giungere alla felicità con Papagena pur essendosi sottratto sistematicamente a tutte le prove eroiche del Principe. Sul piano simbolico la priorità dell'affetto per Papagena - la donna amata, «sorella» nel nome - il richiamo ornitologico riflesso nel costume di uccellatore, la totale adesione alla naturalità fertile o ciclicità- Papageno desidera molti figli - e la totale incomprensione dei valori diairetici di Sarastro, fanno di Papageno insieme il fool e l'ombra - la metà rimossa - di Tamino. Anti-principio e anti-modello, Papageno rappresenta una desemiotizzazione costante del codice di Tamino/Sarastro, che pure il testo sembra condurre al trionfo. Nel Flauto magico il gioco dei codici della cultura si è infatti sdoppiato in modi inconciliabili: al netto illuminismo «popolano» e egalitario, individuale e fraterno, naturale fino all'iperbolica contiguità con gli uccelli della natura di Papageno, si oppone il programma ideale, la filosofia dell'idea di Sarastro, in cui un'alta semioticità, espressa da tutto l'apparato di allusione archeologica all'antico Egitto e dai simbolismi massonici, si sposa alla concatenazione o «sintagma» degli atti di volontà ascetica, verso un fine ultimo del sovrano-mago e cacciatore, preposto ad una comunità di eletti34 • Il duplice carattere del Flauto magico sembra bene corrispondere del resto ai tratti attribuiti a Mozart nella nota biografia di Hildesheimer. Se diversi furono gli apporti al testo - la parte massonica fu probabilmente opera di Shikaneder- certo Mozart vi presiedette e ne accettò i risultati per la sua musica. Sulla ribellione passiva di Mozart all'autoritarismo da lui sofferto e subito per tutta la vita, sulla sua (illuministica) insofferenza per titoli e ranghi, sui suoi sfoghi comici fino al ridanciano liberatorio e desemiotizzante, la narrazione di Hildesheimer si sofferma più volte; e scelte «scandalose» come quella del185
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