Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

Il mio interesse per queste riflessioni si è di nuovo risvegliato quando venni a conoscere la supposizione di Thomas Looney, che Shakespeare maschera il 17° Earl di Oxford, Edward de Vere. Ho sempre riso alla ipotesi Bacone, ma devo ammettere che il libro di Looney mi ha fatto una grande impressione. Naturalmente, sono troppo ignorante per prevedere che cosa coloro che sono esperti di quei tempi possono avanzare contro questo nuovo candidato al nome di Shakespeare. Per una persona del genere forse non dovrebbe essere difficile stabilire che questa possibilità non esiste. Io non ne so nulla ma mi piacerebbe saperlo. In ogni caso in de Vere si può trovare molto di Essex. Egli aveva un carattere ugualmente infiammabile e incontrollabile, e fu coinvolto in difficili conflitti vitali. Di famiglia altrettanto nobile quanto quella di Essex, e come lui fiero di ciò, esprimeva come lui il tipo del nobile autoritario. Inoltre egli appare senza dubbio, in Amleto, come il primo nevrotico moderno. Quando era giovane, la regina aveva flirtato anche con lui; e forse se sua suocera Lady Burghley non lo avesse difeso con tanta energia, avrebbe avuto un destino anche più simile a quello di Essex. Era certamente amico intimo di Southampton. Il destino di Essex non può essergli stato indifferente. Ma basta: ho proprio l'impressione di dovermi davvero scusare con lei per questa seconda parte della mia lettera. Con ammirazione, il suo devoto Freud Da una nota apposta alla traduzione inglese di questa lettera, pubblicata in appendice a Bloomsbury/Freud. The letters ofJames and Alix Strachey 1924-1925, si apprende che James l'aveva tradotta per il fratello: ma non risulta che Lytton vi abbia risposto. Non sorprende invece che Freud sia stato sollecitato a scriverla , mentre non lo aveva fatto in occasione dei precedenti libri di Lytton, che pure dichiara di aver letti. 18

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