Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

ripete, ma già scissa dal soggetto, la «brama totalitaria» di Lear verso le figlie, di cui nella scena iniziale del love test il re vuole intero l'affetto e l'omaggio, un «tutto» (al[) che Cordelia gli rimprovera e nega nel nome del futuro sposo. A differenza di Lear, Prospero non vive il desiderio di possesso della figlia, ma al contrario un «programma di spossessamento» tramite Ferdinando. 3. La sintassi del re La focalizzazione dell'architettura shakespeariana nella Tempesta fa coincidere il costituirsi della coppia naturale con la soluzione di un problema dinastico: le serie eterogenee delle alleanze storiche e delle pulsioni e necessità antropologiche primarie si incontrano «magicamente» nella scena costruita con sapiente regia da Prospero, nella debita congiunzione astrale e nel «culmine giusto» del tempo. È in questa intersezione dei complessi strati del testo, sdoppiato nelle due scene, che si gioca la difficile «partita» tra storia e natura - analoga alla partita a scacchi esibita tra Ferdinando e Miranda nell'ultima scena - dispiegando fino in fondo un esito miracoloso, e risolvendo coassialmente 4 istanze primarie. La prima istanza, di educazione, della figlia Miranda e del «figlio» acquisito (così semplicemente definito) Ferdinando, e insieme di rieducazione di tutti i personaggi attirati e gestiti in scena dalla magia di Prospero, corrisponde alla stessa volontà utopica del duca di Milano. Essa parla il desiderio di Miranda e Ferdinando, non la vendetta del signore offeso, cui è stato ingiustamente usurpato il potere, e ora potente sopra i suoi nemici; e se la vendetta tenta ancora per un momento Prospero, il processo di educazione investe lui stesso come autoeducazione. L'esclusione del piacere perverso e regale della vendetta e del suo trionfo passa anche, come s'è visto, at173

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