Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

(George Berkeley, Trattato sui principi della conoscenza umana (trad. it. M.M. Rossi), Bari, Laterza, 1984, p. 7). 52 Walter Benjamin, «Sulla lingua in generale e sulla lingua degli uomini», in Angelus Novus (trad. it. R. Solmi), Torino, Einaudi, 1976, p. 63: «Il peccato originale è l'atto di nascita della parola umana, il cui nome non vive più intatto, che è uscita fuori dalla lingua nominale, conoscente, quasi si potrebbe dire: dalla propria magia immanente, per diventare espressamente magica, per così dire dall'esterno, la parola deve comunicare qualcosa (fiori di sé stessa). Ecco il vero peccato originale dello spirito linguistico». 53 Watt, cit., p. 79. «[...] che non apparteneva al signor Knott nel senso in cui apparteneva la pentola, che era venuto dal di fuori e che dal di fuori sarebbe stato ripreso...». «(...) di se stesso non poteva affermare niente che non fosse altrettanto falso che se l'avesse affermato di una pietra». 54 «Yes, nothing changed, in Mr. Knott's establishment, because nothing remained, and nothing carne or went, because all was a coming and a going» (Ivi, p. 130). [Già, nulla cambiava, nell'azienda del signor Knott, perché nulla rimaneva, e nulla veniva o andava, perché era tutto un andare e venire]. 55 A tale proposito così argomentava Schlik in un famoso e fortunato volume del 1971 (e già tradotto in inglese nel '20 ad opera di Henry L. Brose): «Immaginiamoci che tutti i corpi del mondo crescano enormemente in grandezza durante la notte, che le loro dimensioni s'ingrandiscano fino a cento volte i valori originari: la mia stanza, che oggi è ancora lunga 6 metri, domattina di buon'ora avrebbe una lunghezza di 600 metri [...]. 'Cosa dovrei aspettarmi - si chiede Poincaré - al mattino, dopo una così stupefacente modificazione?' - e risponde: 'Non mi accorgerei di niente'». E ciò non soltanto perché tutto sarebbe accresciuto di cento volte, compresi i campioni di misura, ma anche e soprattutto perché «l'intera alterazione esiste soltanto per coloro che ragionano, sbagliando, come se lo spazio fosse assoluto. Si dovrebbe dire in verità che, poiché lo spazio è relativo, non si è verificata alcuna modificazione e proprio perciò noi non potevamo osservare nulla» (Moritz Schlick, Spazio e tempo nella fisica contemporanea (trad. it. E. Galzenati), Napoli, Bibliopolis, 1979, pp. 38-39). 56 Watt, cit., p. 77. «che non era accaduto nulla, che era accaduta una cosa che non era nulla». 57 Ivi, p. 248. «Watt non può parlare di quanto è accaduto al primo piano, in quanto per la maggior parte del tempo non è accaduto nulla». 58 lvi, p. 204. «Tale arredamento solido e di buon gusto era sottoposto dal signor Knott a frequenti mutamenti di luogo, sia assoluti che relativi». 59 lvi, pp. 209-211. «Alto, grasso, pallido e castano»; «magro, piccolo, colorito e biondo»; «robusto, tarchiato, smorto e rossiccio»; «piccolo, grasso, pallido e biondo». 60 lvi, p. 207. «Di tanto in tanto il signor Knott spariva dalla stanza, lasciando solo Watt. Il signor Knott un momento era lì, e il momento successivo non c'era più. In questi casi però Watt, a differenza di Erskine, non si sentiva spinto a intraprendere una ricerca, su e giù per le scale, uccidendo coi suoi passi la quiete della casa, e turbando il suo 157

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