Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

volta sapendo qualche cosa di più della volta precedente, il risultato sarebbe sempre lo stesso, e la centesima volta come la prima, e le cento vite come una sola. Diarrea di gatto». 25 lvi, p. 40. «Era un martedì pomeriggio, nel mese di ottobre, uno splendido pomeriggio d'ottobre. Io ero seduto sullo scalino nel cortile, e guardavo la luce, sul muro. Io stavo al sole, e il muro stava al sole. Io ero il sole, c'è bisogno di aggiungerlo, e il muro, e il giardino, e il cortile, e la stagione dell'anno, e l'ora del giorno, per non nominare che questi». 26 Wittgenstein L. Tractatus logico-philosophicus (trad. it. A.G. Conte), Torino, Einaudi, 1974, 1.21: «Una cosa può accadere e tutto l'altro restare eguale». (Per le citazioni da Wittgenstein farò riferimento ai numeri esponenziali). 27 Watt, cit., p. 43 . «Il ghiottone messo alla porta, l'ubriacone nel deserto, il lussurioso in prigione, quelli sono felici». 28'J vi, p. 41. «Il cambiamento. In che cosa è consistito? È difficile a dirsi. Qualcosa è scivolato. Stavo lì, tutto calore e gioia, fumando la pipa, osservando il muro caldo e splendente, quando all'improvviso da qualche parte una piccola cosa scivolò, una piccola cosuccia. Scivola... sci... sci... ALT!». 29 Ivi, pp. 56-57. «O esiste un arrivare che non sia un arrivare a, partire che non sia un partire da, un'ombra che non sia l'ombra dello scopo, o no? Qual è infatti quest'ombra del partire nella quale arriviamo, questa ombra dell'arrivare nella quale partiamo, quest'ombra dell'arrivare e del partire nella quale aspettiamo, se non l'ombra dello scopo, dello scopo che sbocciando avvizzisce, che avvizzendo sboccia, la cui fioritura è un avvizzire sbocciando? Parlo bene, vero, per un uomo nella mia situazione? E che cos'è questo arrivare che non era il nostro arrivare e questo stare che non è il nostro stare e questo partire che non sarà il nostro partire, se non l'arrivare e lo stare e il partire in mancanza di scopo? E sebbene possa sembrare che in mancanza di scopo io ora parta, pure non è vero più di quanto in mancanza di scopo io allora sia arrivato, poiché io parto ora col mio scopo come con esso allora arrivai, con quest'unica differenza che allora era vivo e adesso è morto...». 3° Freud, L'Umorismo (trad. it. S. Daniele), in Opere, vol. X, Torino, Boringhieri, 1978, p. 505. 31 Watt, cit., pp. 46-47. «Il riso che oggi è cupo una volta era vuoto, il riso che una volta era vuoto una volta era amaro. E il riso che una volta era amaro? Lacrime, signor Watt, lacrime». 32 Ivi, p. 47. «il riso che ride del riso, colui che contempla che saluta lo scherzo più nobile, in una parola il riso che ride - silenzio, prego - di ciò che è infelice». 33 lvi, p. 64. «Il signor Knott era un buon padrone, in un certo senso». 34 Ivi, p. 145. «E l'aspetto che gli dispiaceva era questo, che desiderava vedere il signor Knott faccia a faccia, e l'aspetto di cui si rallegrava· era questo, che aveva paura di farlo». 35 lvi, p. 146. «Ma una volta credette di sentirgli dire Cip! Cip! a un uccellino, e una volta lo sentì fare uno strano rumore, PWPF PLOPF PwPF PLOPF PWPF plopf plop plo pl». 36 lvi, p. 97. «Era un gran smettitore di abiti». 37 Ivi, p. 116. La coazione al movimento di Erskine non può non ri154

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