Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

Una pausa di lettura, e di nuovo l'immagine del postino, «la deliziosa peluria della sua guancia». Ma bisognava comunicare a Vanessa la decisione di partire. Chi era, poi, Vanessa? Bella, bruttina? «Come la conoscevo bene! Ma come poco, pochissimo, anzi!», «Se solo avessi potuto gettarmi nelle sue braccia!». Invece se ne torna a leggere il giornale. Vi è l'annunzio di un incontro di pugilato e la foto di un pugile, che sembra molto bello: perché non andarci? Ma è la sera stessa: potrebbe fare un salto a Londra, ma ne vale la pena? Più tardi, ad ogni modo, chiederà a Duncan Grant come sono questi incontri, come si fa ad andarci. C'è anche un articolo sulla Cecoslovacchia: a trentasei anni si rende conto di non saperne nulla, e sì che «lui, e quelli come lui, si suppone che siano persone colte!». Meglio fare una passeggiata, dopo il tè, dietro il vago stimolo di un giovane carrettiere «che sembrava bello». Nessuna traccia del carro, in compenso il «puro piacere e la bellezza della giornata estiva» che gli dà un senso di perfetta felicità: tanto perfetta da fargli desiderare di morire in quel momento, seduto sull'erba, con la schiena appoggiata a un mucchio di terra: «L'abbagliante felicità che invadeva, onda dietro onda, il mio animo, era così intensa quanto può esserlo una conversione religiosa... Qualcosa di stranamente importante sembrava investire e fondere in un'unità la scena, il momento, e il mio stato d'animo». Si è fatta l'ora, tuttavia, di tentare l'incontro con il postino: tempi, percorsi, pretesti dell'approccio vengono meticolosamente previsti e descritti con affettuosa autoironia. Tanto più che il postino - quando finalmente appare - non è più quello del giorno prima. Si va facendo sera. Nel giardino, Lytton incontra Bunny. Camminano su e giù, imbarazzati, parlando di ortaggi: ma viene il momento dell'intimità, di confidare all'amico (ma non lo dica, per carità, a nessuno, a Vanessa, a 14

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