Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

the wall, and the step, and the yard, and the time of year, and the time of day, to mention only these»25 - ci si accorge che l'essere, la sua inamovibile totalità, è un processo d'astrazione alla base del quale si agita lo spettro del divenire, e che il divenire investe le configurazioni individue.26 Non nell'esistenza è dato immergersi quanto piuttosto nei suoi ritmi; non nella casa del signor Knott quanto nell'ordine rigido che regola gli arrivi e le partenze dei suoi dipendenti. E allora ci si rende conto che «the nearest we'll ever get to felicity» [il massimo di felicità raggiungibile] non è la tanto precedentemente sognata immersione nel reale, quanto piuttosto l'essere estromessi dai suoi ritmi, dopo averli desiderati e posseduti: «The glutton cast-away, the drunkard in the desert, the lecher in prison, they are the happy ones».27 Ma, si diceva, questi ritmi si radicano addosso, deteriorano: The change. In what did it consist? It is hard to say. Something slipped. There I was, warm and bright, smoking my tabacco-pipe, watching the warm bright wall, when suddenly somewhere some little thing slipped, some little tiny thing. Gliss-iss-iss- STOP!28 Una piccola cosa che scivola mentre ci si bea mangiando il proprio vomito, e la realtà- che non deve conoscere pause- si presenta nella sua indifferente brutalità, come tutti gli animali (esterni ed interni) che il personaggio di From an abandoned work sente venir fuori dai campi sul suo percorso, come per impedirgli di proseguire, o affrettarlo. Come tutti i servi che si sono illusi di trovare nella casa del signor Knott il porto sicuro, Arsene è costretto ad imparare - non è un processo conoscitivo, che sarebbe banale, ma la constatazione di un'informazione genetica - che non si dà essere senza non-essere, vita senza morte, arrivo senza partenza. Questo coesistere dei contrari, che dà senso alla vanità della vita, ne costituisce pure la por134

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