dire «egli» è riconoscibile l'autore buono, quello che non tradisce, quello che colma inspiegabilmente le omissioni di una percezione che neanche virtualmente potrebbe essere ubiqua e contemporanea, quello che, in definitiva, leviga e pertanto non tedia; nelle forme miste, alle quali si è accennato, si cela un autore cattivo, a cui sfuggono sempre degli elementi e sempre troppi per non trascinare il lettore in un stato di dubbio (per cattive coscienze) insopportabile. L'autore cattivo crede solo nelle percezioni e predica l'essere solo di ciò che percepisce - direttamente o attraverso luogotenenti-; alla fine di un romanzo scritto da un autore cattivo, il lettore sa a malapena che un personaggio in un certo qual modo è: è stato. Poca cosa per chi ama scivolare, pochissima per chi preferisce cadere. Il caso di Watt è emblematico: scritto in una terza persona apparentemente trasparente, il romanzo risulta essere la riverbalizzazione del servizio svolto da Watt - a university man -presso l'abitazione del signor Knott, affidata dallo stesso Watt all'amico (compagno di. manicomio, in realtà) Sam che, evidentemente, per noi a sua volta riverbalizza. Certamente tale frantumazione dei piani, se presentata all'inizio, avrebbe posto Sam subito nel ruolo di dramatis persona e, in definitiva, avrebbe duplicato lo sforzo percettivo da parte dell'autore (che avrebbe dovuto garantire l'esistenza di ben due personaggi, autonomi in quanto a vissuto ed entrambi percepienti). In più, ridotto immediatamente a dramatis persona, Sam non avrebbe più posseduto libertà d'azione (in definitiva di commento) essendo costretto ad essere la voce di Watt (egli ne è in realtà il mouthpiece); Watt, a sua volta, avrebbe dovuto fornire solo muti gesti alle didascalie approntate in successione da Sam. Come il cieco con in spalla il paralitico, Watt si sarebbe mosso solo dopo opportune istruzioni. D'altro canto, presentare Watt nelle prime pagine senza l'aiuto di Sam o di chi per lui, avrebbe signi119
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