Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

Così in «Ash-Boughs» la terra è l'antica potnia, la dea preellenica che genera ogni cosa accoppiandosi con il cielo. Quel cielo che si staglia sullo sfondo a disegnare sull'azzurro la violenta sagoma delle foglie. In «Andromeda» (25) la Gorgone con lacci e artigli attenta alla vita della fanciulla, la Chiesa stessa, che rischia di andare in pasto al drago. La crudeltà è talvolta vista con orrore come una prerogativa di Dio stesso, talvolta raffigurata nella forza irresistibile di Cristo, e talvolta nelle severe vesti di una virtù cristiana come la Pazienza. Nel sonetto 46, del 1885, dedicato alla Pazienza, torna il tema della guerra ad allinearsi accanto alle foglie e alle rovine, con noi stessi, ora inclusi dalla parte del poeta, e delle poche figure di fanciulli che gli sono solidali, sullo sfondo, e non dalla parte delle opere degli uomini, responsabili del disagio della civiltà: Patience, hard thing! the hard thing but to pray, But bid for, Patience is! Patience who asks Wants war, wants wounds; ... ... Natural heart's ivy, Patience masks Our ruins of wrecked past purpose. There she [basks Purple eyes and seas of liquid leaves all day.29 Due voci Con questo allineamento un giro è compiuto. E quello che è stato il percorso di qualche tema, particolarmente intorno al fattore del disagio della civiltà con la crudeltà e la stranezza degli oggetti di natura, e delle loro rovine, ci riconduce al dialogo della solitudine, ai luoghi desertici, e infine alla voce dell'«annientamento dell"io'», come un supremo memento mori. Quella voce, nella poesia dedicata all'orologio (70), chiede al suo ticchettante compagno chi dei due verrà meno per primo, e giacerà mucchio di devastate rovine: 100

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