Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

dà in psicoanalisi lo schema di uno dei tre sistemi di identificazione possibile. Un tratto-di-terra, residuo logico della politica delle recinzioni, che rimaneva in una forma logica a segnare la classe operaia nata sulla figura del servo. E il fatto che di terra sottratta si trattasse ci permetteva anche di definire quella pseudo-classe altrimenti inafferrabile che è l'insieme degli intellettuali, che è stato, almeno fino a un certo momento, il disagio nella teoria delle classi, fino a quando cioè, e se, gli intellettuali non si sono assimilati a un modo di produzione schiettamente economico. Ma fino a quando ne scrivevo, quindici anni fa, essi rappresentavano ancora «un imbarazzo», e un imbarazzo ha come correlativi, da una parte l'angoscia, dall'altra l'inibizione. Fin da allora, cioè, la teoria aveva come fondamento il riferimento a un luogo, che era tuttavia un fondamento puramente logico, e non a caso ogni teoria, quella di Marx come quella di Freud o come quella di Darwin, sembra trovare la sua collocazione in una struttura analoga. Le teorie, le grandi teorie, si costruiscono tutte a partire dalla teoria prima, quella che consente il costituirsi del soggetto in una sua entità divisa, dalla divisione del nome del padre, in quella fonna logica che è il luogo della fobia. Irreperibile altrimenti, esso appare quando in analisi i residui arcaici sui quali si coordinò l'identificazione del soggetto si animano della stessa angoscia a cui quel luogo era stato risposta2 , ma nello stesso tempo, superano gli ostacoli che l'inibizione, che da quel luogo ha preso avvio, ha successivamente costruito sul cammino del soggetto. Come a dire che fobie e inibizioni che costituiscono per lui delle «costruzioni di difesa» contro un'angoscia che non c'è più, finiscono di apparire incomprensibili e arbitrarie, e per ciò stesso finiscono di difendere, nell'ap34

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