Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

co, come gli altri bambini, nel luogo della fobia a compiere come Hans quella manipolazione tecnica del nome del padre capace di conseguire il risultato cui si applicano Richard o Eric nei riguardi di Melanie Klein: a ristabilire, con l'aiuto di fabbri, stagnai e parrucchieri, misura e funzione del «piccolo». Ma risaliamo sulla torre. In basso, in piccolo, un personaggio della serie paterna secondo la lettura di Freud. Funzione del cannocchiale sarebbe quella di ingrandirlo, di invertire il rapporto tra Nathaniel e il padre, giacché al padre piccolo laggiù, corrisponde Nathaniel in cima alla torre pronto ad essere gettato al vento tra i semi del godimento paterno. (Come è terribile il «piccolo Flechsig» locuzione nella quale Schreber calca ripetutamente la parola piccolo!) Per questo sulla torre c'è un cannocchiale. Ma il cannocchiale non viene usato così. Puntato verso l'infinito coglie di fatto il viso tondo della donna, che invece di essere in funzione del nome del padre, al servizio della tecnica (abbiamo visto nel disegno del rebus il nome della madre crittografia dell'attività amorosa del padre), manca questa trasformazione cioè la trasformazione di un magmatico, sfrenato godimento paterno in misurazione, in cui però al padre viene riconosciuto l'attributo di grande giacché il bambino assume per sé quello di piccolo a sanzionare una sproporzione che impedisca l'incesto. E mancando questa funzione, è l'immagine del viso della donna che diviene das Ding, l'anti-silhouette, ciò che viene prima della silhouette e alla quale la silhouette si oppone, quando segna insieme con il disegno della mappa del dazio, nel luogo della fobia, la prima rappresentazione esterna dell'apparato psichico. Manca qui ciò che funziona in Gradiva, un'interpretazione attraverso la protesi, il gioco del calco che si introduce continuamente tra Hanold e l'originale. A un sogno, un mio paziente associa il compito che, 30

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