Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

savito, alle gioie del matrimonio. A perderlo non è, paradossalmente, la paura dell'evirazione, ma la prospettiva del suo superamento. Spesso si è confuso, e Freud non manca di notarlo, il «perturbante» con lo «psicoanalitico». Qualcosa dell'effetto, diciamo così, conturbante e della nostalgia provati da ciascuno verso l'organo genitale femminile è rimasto attaccato alla psicoanalisi nonostante il chiaro avvertimento di Freud che il tradimento della teoria sessuale e del suo non conoscere la vagina, si imparenta con l'occultismo. La clinica ci mostr:a d'altra parte ad ogni passo che è sui frantumi delle teorie sessuali infantili, i frantumi di cui è formata l'isola sulla quale un piccolo paziente perverso ambienta sogni di nozze e gravidanze, che poggia la perversione, mentre la psicosi se non coincide con quei frammenti (schizofrenia) ne è bersagliata come da schegge dall'esterno. Si tratta in definitiva di oltrepassare il divertimento che può dare la battuta di Marco allorquando la terapeuta gli appare con le labbra insolitamente colorate di rosso: «Oh! ti sei tinta i baffi!», e di afferrare la terribile alternativa: porti il marchio del godimento di mio padre e perciò ti o mi distruggo, di contro a: leggo sulle tue labbra non il marchio evidenziatore della tua femminilità ma il nome del luogo dove rimettono i capelli. Questa seconda lettura lascerebbe sperare per Marco un'evoluzione simile a quella che permette a Hans una volta disegnata la topografia del luogo della fobia di entrarci, di soggiornarci e di esercitarsi a passare da una parola a un'altra, da Giraffe a Graf,7 mediante le attribuzioni e gli spostamenti di un tratto che, migrando sui corpi dei familiari, si distacca infine e presenta, come ad opera di uno stagnaio, la saldatura, nella lettera i, del significante primo e della unità di misura. Lettura che attesterebbe il possibile ritrovarsi di Mar29

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