Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

distinte alla coscienza non è il loro nascere, come il venire alla luce non distrugge i nove mesi di fetazione. Psicologicamente esiste tutto il mondo (Leibniz e moderni) della subcoscienza, ecc22 • 3. Ritornando alla «Impossibilità» La lunga digressione che precede consente ora, almeno nelle intenzioni dell'autore di questo scritto, di stringere più da presso, e proprio sulla scorta di quel metodo «euristico»23 che è al centro della Meditazione milanese, il nostro oggetto, l'articolo dell' «Ambrosiano» sulla «Impossibilità di un diario di guerra». Si tratta, lo si accennava, di una sorta di perorazione alla rovescia: come di chi, appunto, abbia una gran voglia di assolvere l'imputato, di pubblicare quelle vecchie pagine, ma accumula gli argomenti per impedirselo. Ma lo fa - secondo una modalità tipicamente gaddiana - attraverso un gioco sottile e complesso al punto da palesarsi nella sua ambiguità di fondo. Da un lato, infatti, l' «accusato» è il «Diario», o più precisamente il suo autore; dall'altro si afferma, e neanche tanto cautamente, tra le righe, che «l'impossibilità» nasce dalle posizioni intellettuali e affettive che stanno dietro e dentro lo scritto: di per sè valide, validissime, ma controcorrente rispetto ai tempi e alla communis opinio. (Nasce persino il sospetto che il ritorno di Gadda, alla fine del 1931, alla memoria e alle emozioni della sua guerra, possa essere una interiore reazione alla esperienza recente di futilità da lui vissuta nel corso del viaggiocrociera sul «Conte Rosso», e alla modalità ironico-satirica del suo descriverla: in una prosa, tra l'altro, la cui trasparenza o «leggerezza» sembra, tale futilità, volerla mimare). 176

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