Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

suo pulsante palpito, il suo aggrovigliato vivere; e tale espressione era difforme da quello che i grossi e bovini occhi imbambolati dalla luce del giorno e dalla sua falsa dialettica, soglion vedere. Non vedevo il generale tale o il generale tal altro - ma relazioni logistiche, tattiche, ferroviarie, dinamiche, chimiche (esplosivi) ecc. e carrieristiche (promozioni-siluramenti) e politiche e sociali e culturali e storiche e vanità e sciocchezze e piccinerie (cioè infiniti complessi di relazioni) e testardaggini e ambizioni e valore e scemenza confluire, convergere come i mille pesci centripeti intorno al boccone. - Il generale non era quel fantoccio, con quel berretto, ma un nucleo o groviglio di relazioni attuali, un organo, non differente dall'occhio, buono o gramo18 . O ancora: 174 Ricorro anche qui a una constatazione psicologica non disprezzabile: svegliandoci di soprassalto da un sonno greve, quando l'angoscia e la stanchezza mentale ci privano di una rapida ripresa della nostra totale e integratrice ragione, noi viviamo di 'frammenti di ragione' per alcuni attimi, stropicciandoci faticosamente li occhi. Ecco allora le forme e i cubi della vita, veduti da queste nostre ragioni frammentarie (ché realmente in quelli istanti di stanchezza la nostra testa non è un bicchiere, ma cocci di bicchiere), ecco apparirci come strani sistemi, di cui non ci spieghiamo il perché lì per lì. Così l'occhio del bove vede un motore elettrico, o le scintille violette che coronano le antenne di presa sulla fronte del fuggente locomotore. Ma, con il michelangiolesco sforzo dello stanco che si risolleva, questi frantumi di ragione cercano di coagularsi e consaldarsi e si coagulano e consaldano di fatto in una più lucida veglia.

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