Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

alla, per lui decisiva, esperienza della guerra, della prigionia, della morte del fratello aviatore. Ma questi aspetti della sua biografia vanno sicuramente presi in considerazione, se non altro come «concausa», o almeno elementi non certo secondari di questa scelta. Che tale esperienza ritorni le mille volte negli seritti letterari gaddiani è stato largamente rilevato; e, del resto, egli lo afferma esplicitamente proprio nella Meditazione milanese: «La mia scuola letteraria, poi, va dallo Stelvio al Capo di Spartivento, per quanto concerne la purità del dire: e così alcuna volta parrò malgrazioso, e allobrogo e retico: e per altri criteri va dal Carso, dove ho sudato, alla landa hannoverese e alla fortezza di Federico in Rastatt, dove non disdegnai le bucce crude delle patate: e dall'Adamello e dai selvosi altipiani ad altri siti ancora»16_ Ma forse va, specificamente, sottolineato, il ruolo cui essa, talvolta, assolve all'interno della Meditazione, e sin dal suo stesso incipit: Quando le nuvole sorgono, come sogni, dai monti e dalle foreste: diademate di folgori le montagne attendono i battaglioni d'assalto: il soldato si ferma, guarda lontano e pensa: 'Quali saranno i miei atti?' Ma già sono. Così ci chiediamo: 'Donde comincerò?' Ma abbiamo già cominciato17. E leggiamo più avanti: Nelle stanche albe, al risveglio, in quei pochi attimi di intuizione che precedono il risveglio e che Dante e S. Caterina dicono propizi alla ricezione della luce, quando l'anima alle sue vision quasi è divina, quante volte, in guerra, i comandanti, i generali, ecc. mi apparvero non come persone, ma come non-persone. In essi la realtà lavorava, per essi si esprimeva. Ed esprimeva il 173

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