Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

cio7 , non solo l'impianto narrativo della fabula e dell'intreccio, ma - più di quanto non si sia forse rilevato8 - il suo stesso trattamento della materia linguistica. Gadda - si sa - si era adattato contro voglia al desiderio materno di vederlo ingegnere. Il «dieci in latino» con cui conseguì la licenza liceale9 era un portato di accanite letture adolescenziali: «Aveva per lo più nove in latino e in matematica, e una sfrenata passione per i romanzi e l'Ariosto, che lesse nove volte in due anni stando ginocchioni sulla seggiola, dilungato con le gomita sul tavolino... A quattordici anni aveva preso il malvezzo(...) di scriver versi», dirà del personaggio autobiografico, l'Emilio del racconto La madonna dei filosofi10 • A complemento e conferma dei propri interessi umanistici, Gadda annoterà all'inizio dei Cahiers d'études (1924-1927); Questa è una prova che l' «ictus philosophandi» era già vivo in me e aveva già condotto la mia sgangherata persona a manifestazioni esteriori. Vivo era d'altronde fin dal liceo, fin dal ginnasio11. E tuttavia, non alla filosofia, bensì alla poesia, impersonata da Ariel, lo shakespeariano spirito dell'aria, ancora nel 1915, il giovane studente del politecnico chiederà, ironicamente, di liberarlo dalla sua diversità, di fargli riconoscere «La nozione della necessità». O mio buon genio, divino ed umano, aereo Ariel, Leggimi la tua nozione di metafisica: Non ti chiedo lo Shelling né il Kant, non il Fichte né lo Hegel, Ti chiedo la nozione compiuta dei bisogni del [mio spirito La nozione della necessità12 171

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