Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

«mito» di Ferrante, e mostrando come allignò e si diffuse in tanta letteratura «minima», specialmente nella più avventurosa pubblicistica antispagnola e anticattolica, come istigò - spesso in imitazione e contraffazione d'oscenità e trivialità - motivi e scritture di un libertinismo "elementare e rozzo", ma anche come si raccolse in memorie più austere, se pur ciniche e desolate, per esempio in quella anonima che ci diede le prime due Vigilie dell'Anima di Ferrante Pallavicina (1644 - 1650) e in quella di Antonio Santacroce, imitatore del Corriera nella sua Secretarìa di Apollo (1653). Sulla fine del secolo, il mito di Ferrante, «pieno di fascino di perdizione e di scandalo, così come ne era stata la breve gioventù maledetta», si spense; a grande distanza di tempo e di cultura, una sua reviviscenza immaginosa e pacificata sarà la figura di Ferrante Palla della Chartreuse de Parme. Anche lo storico è continuamente applicato a provare - nella verità, in accertabili effetti - il segno di quella morte: è in questa applicazione (e non importa che la dichiari) anche quando adatta a Ferrante il presagio del Sarpi: «Farò più danno morto che vivo», e fin nel nominare il declino del «mito» e quella reviviscenza come un «sorridente esorcismo». Tornerò spesso alla Ricerca dello Spini (che ha fatto e può fare discutere, per l'impostazione e per certe soluzioni): nelle pagine dedicate a Ferrante Pallavicino trovo una persuasione e un lavoro interpretativo, che una filologia rigorosa e una bibliografia ben attrezzata possono emendare in alcuni particolari (come è stato fatto), ma non possono in alcun modo supplire. V. anche Gregory T., Il libertinismo nella prima metà del Seicento, in «Intersezioni», I (1981), n. 2, pp. 287315. 3 Vita di Ferrante Pallavicina scritta dall'Aggirato Accademico Incognito, in Opere scelte di Ferrante Pallavicina, Villafranca [Amsterdam] 1673, pp. 2-7. 4 Ma mi pare che possa rientrare nella fenomenologia del ritorno dell'autore dal testo accennata da Barthes in Sade, Fourier, Loyola, Editions du Seuil, Paris 1971 (cfr. tr. it., Einaudi, Torino 1977, Prefazione, pp. XIII-XVIII), e in Le plaisir du texte, Seuil, Paris 1973 (cfr. tr. it., Einaudi, Torino 1975, pp. 34 ss., 54 ss.). 5 Il Corriera svaligiato fu pubblicato la prima volta a Venezia nel 1641, sotto lo pseudonimo di Ginifacio Spironcini, e qualche anno dopo, nel 1644, fu stampato a Ginevra (Villafranca nel frontespizio). L'edizione che io ho sott'occhio è del 1646 e, secondo quel che dice il frontespizio, dovrebbe essere stata fatta a Norimberga, ma è un'edizione veneziana come la prima, che nella data, regolarmente bugiarda, indicava anch'essa quella città. Sulla storia delle stampe del Corriera e di altre opere che nominerò del Pallavicino, ingarbugliata come ogni storia che si rispetti di libri libertini, cfr. Spini G., Ricerca dei libertini, cit., specialmente alle pp. 188, 206, 254-255, 265-266, e Coci L., Bibliografia di Ferrante Pallavicina, in «Studi secenteschi», XXIV (1983), pp. 221-306. Non posso dire se la Continuazione del Corriera svaligiato, che dal 1660 al 1673 compare regolarmente in quattro o cinque edizioni delle Opere scelte di Ferrante Pallavicino, fatte a Ginevra o a Amsterdam, sia mai stata pubblicata da sola. Dall'attendibilissima bibliografia di 166

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==