Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

colloqui. Così, instaurando la dimensione trascendente del transfert al posto della ripetizione isterica dell'immanenza dell'atto, Sabrina si garantisce a un tempo la continuità di una durata e le intermittenze, il respiro che il solletico le toglieva. Sabrina rinvia dunque la sua terapeuta a un terreno, che è quello della supervisione, nel quale può svolgersi una fase di una «didattica», un terreno abilitante a fare dell'interpretazione qualcosa di diverso da un semplice e bruto sapere dell'origine. Che cos'è infatti un controllo? Controllo è la situazione in cui un analista o un terapeuta porta un caso, trasporta il discorso stesso del soggetto che ha in analisi o in terapia presso un altro analista, suo supervisore. E perché questo portare altrove è necessario affinché appaia la verità del caso in questione? Una supervisione non è solo questione di tecnica, ma di dare a un caso il luogo necessario perché questo caso possa risolversi. Da Marco il tuono, sconquasso fisico indeterminato, viene fatto cadere in un campo. Per l'analista giovane è come se la voce del suo paziente avesse le caratteristiche del tuono: questa voce che lo sconquassa ha le caratteristiche della voce del padre. Marco che trema di paura a sentire il padre che si schiarisce la voce nella stanza accanto parla solo per riprodurre, come dicevo, slogan, ritornelli, frasi fatte. È come se per essere stato messo faccia a faccia con le sue tonsille, con l'origine naturale della voce, egli si fosse trovato sottoposto alla necessità di far passare la propria voce attraverso una mediazione meccanica, attraverso l'artificio della riproduzione radiotelevisiva o anche semplicemente attraverso la ripetitività del versetto e della moda. Il controllo, la supervisione, diventa per lui un trasformatore del tuono, una specie di sintetizzatore elettronico della parola. Egli parla attraverso questo strumento che si caratterizza per l'essere privo di qualsiasi punto di 16

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