Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

di trent'anni, tra il 1615 e il 1644. La distinzione, la scelta, la particolarità, questi segni necessari della satira e della polemica, o mancano del tutto o si consumano in elementi e rilievi di poca durata: al loro posto un'esecrazione totale, immutabile nelle qualità, mutevole solo nell'intensità, nell'aggressione, compenetra la cosa, ed è come una sostanza d'alluvione, di contagio, arrivata fin qui da tutto il resto e di qui estensibile a tutto e a tutti, agli Spagnoli, ai gesuiti, alle donne, e, con vena accresciuta e lunga, con una carica maggiore degli stessi veleni, al papa Barberini, e ai «gràndi» indistintamente, al loro consorzio, alla loro specie: il libro la nomina così, «i grandi», la nomina continuamente e la fa perfino più detestabile del suo esemplare più detestato e vituperato. Nel segno definitivo di questa esecrazione il gioco delle allegorie si spegne, e va perduta la favola che Boccalini «menante» ha divulgato da quel mondo di Parnaso, gremito di istituzioni, frequentato nelle sue strade e nei suoi palazzi da una folla di virtuosi e da figure che recitano semplicissime personificazioni - le pubbliche virtù, le arti, le specie del sapere, gli stati -, governato da Apollo con leggi e facoltà che trattano materie e ragioni terrene e si estendono fino a queste province. E si avverte proprio la perdita, il modo in cui è avvenuta, nella scrittura uniforme e svogliata del Corriera, che avvolge le cose e le figure - le stesse, o altre affini e associabili nell'ostilità, nel repertorio della maldicenza - sul piano della realtà, nelle regioni più squallide della vita quotidiana, in ristagni di abitudini, routine, vizi consunti e inestirpabili. Il modo è dato da questa mancanza di riserve e di sollievo nell'esecrazione: e si concreta nella lettera, che non ha lena neppure per l'esiguo scambio di referenti necessario allo scherzo di Parnaso - di cui continua a tradire la memoria e le ragioni-, a quelle trasparenti allegorie, e deriva e s'accumula nelle modalità e nelle funzioni più usuali, dentro la materia e il disordine 148

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