Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

vita, succede all'uno e all'altra e, per questa sua natura postuma, gravita dalla parte della lettura, e s'adempie nell'istituirla. A questa che batte la propria scansione post mortem come un tempo reale, dentro e oltre quello che di postumo appartiene al lavoro, al destino di qualunque lettura, già l'immaginazione dello «svaligio», nell'ordire la genesi e la cornice del libro, accorda, tra labili figure, in una scena quasi inerte, una significazione tenace, nel contenuto e nella durata, un elemento di tempo narrato, che ha natura di «ozio sonnacchioso» e scorre nella lenta ripetitività di uno spoglio, tra lettere come brandelli ammucchiati di vicende passioni fogge del mondo. Si racconta che un principe italiano, sospettando che i ministri di Spagna («avvezzi mai sempre al macchinare sconvolgimenti») «negoziassero trattati ai suoi danni», fece svaligiare il «corriero» di Milano; prelevate le lettere del governatore di quella città dirette a Roma e a Napoli, consegnò le altre a quattro cavalieri, i quali «disegnaronvi sopra un delizioso trattenimento» - un'amara commedia sulla corruzione del mondo, a rammentarlo sommariamente, o, come lo chiamò il De Sanctis, «una satira omnibus, dove ce n'è per tutti». I quattro gentiluomini «concertarono d'aprire le lettere, e sodisfare alla curiosità d'intendere gli fatti altrui, propria di chi vive in un ozio sonnacchioso all'ombra de' Grandi» - ombra da rassomigliare, in barocco, a quella del noce, per «ampia estensione di grandezze», ma anche per «la proprietà d'imbevere maligni umori, in chi sotto di lei riposa»5 • Comincia il corsivo delle lettere, senza linea o lume per una prospettiva, sia pure fuggevole e ovvia, per una qualche idea d'ordine. Le lettere sono rughe delle cose, d'un pallore illividito, così casual� e somiglianti nel sortire, nel segnare, come portandone la materia o qualche traccia o sintomo, un male o un altro, da dare l'idea che 144

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