Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

pre «euresi storica» (19): sia come processo «prolato nel tempo» che disegna il suo «acquisendo», sia soprattutto come «thesaurum» infinito di «armoniche» o riferimenti profondi di cui resta ignaro il «lontano rielaboratore». La storia, in generale (storia politica, delle scienze, ecc.) ci presenta poi così evidentemente nella sua totalità l'esempio classico dell'euresi e del permanere, e di continuo un dibattito tra l'acquisito e l'acquisendo fra il nucleato n e il nuclearsi n+ l. (232) Il gioco dei possibili della combinatoria agisce sempre nel pulsare di questo «dibattito» anziché nel reversibile «cosmo logico» di una «partita a scacchi», «con premesse che la chiudono, come un muro chiude un giardino» (74). Il segreto dell'euresi non può dunque esser carpito nella figura del faccia a faccia tra il pensatore e il problema, nelle vitree coordinate dell'elucubrazione combinatoria. Lo stesso «istinto della combinazione» (CE 27) ch'è nell'universo è invece immesso in un «fluxus o euresi» (284) che funge da oscura e preesistente «attività di matrice», né può tacitare l'«incombinabile» o «ex lege» che proibisce di chiudere organicamente la totalità. Il ganglio vitale del principio di messa in ordine del mondo, come suggerisce già il Cahier d'études, non è mai situabile a parte subjecti, ma risiede in un cieco e irregolare concerto di forze in cui i soggetti figurano come «strumenti molteplici e quasi dissoluti gli uni dagli altri» (CE 176). Tale «concursus» va appunto concepito «come euresi cioè nella sua devoluzione storica» (284). Avvinto all'«onneità» delle sue radici ermeneutiche, alla «sinfonia» di relazioni in cui è imbrigliato, anche il più spregiudicato «potere di aferesi» (226) è come sopraffatto dai «cubi di granito» del passato. Lo scarto euristico non è se non in rapporto a una «massa» (VM 67), ad un'«eziologia profonda» se non insondabile. Intensità 133

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