Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

drammatica di una pressione che attesta un'influenza non semplicemente indiretta ma nevralgica del passato anche perento, in omaggio a quel principio di «isteresi»12 così centrale in Gadda. 5. Il limite dell'euresi L'universa vis genetica erogata dall'euresi è come perennemente contratta in un residuo inestinguibile, passivo. Un residuo che non coicide semplicemente col «reattivo logico» su cui essa agisce, col suo recalcitrare materiale, ma è il dolore della stasi coatta, delle possibilità bloccate, l'«ambascia» di non poter accedere alla coinvoluzione, all'n+1. La natura «intrinsecamente logica» della «resistenza o misoneismo» (234) motiva infatti come «ogni divenire si laceri con dolore e con tormento dal suo essere», confliggendo con la vischiosità dell'inerzia o tendenza a persistere; ma l'euresi coltiva in sé un male più subdolo, meno appariscente perchè «non riferibile a un già creato che venga distrutto», ma che nondimeno erode silenziosamente le possibilità, insidia l'impulso genetico, frantuma la tensione innovativa nella ritmica della ripetizione. È l'infiltrazione fatale del «male vivagno» (119), coesistente periferico di ogni tessuto elettivo o creativo: quel male «di secondo grado», segreto impulso a non creare, a non perseguire l'euresi, in cui la nolontà di mutamento si traduce nella sua impossibilità, dolorosamente percepita; e che coesiste, in virtù del principio di «polarità» caro a Gadda, con l'«Eureka» del «bene di secondo grado» (200), che presiede al tendere, all'integrarsi, al coinvolgersi del reale in più comprensive sintesi euristiche. L'«amore del divenire», il sentimento che Gadda denomina «eroico» cova in sé, come suo polo negativo, questo indelebile riflesso parassitario, «margine dialettico», coesistente insopprimibile. È come 134

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