Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

Sul sapere delle similitudini in Dante 1. «Sì come dice il Filosofo nel principio de la Prima Filosofia, tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere»'. Così Dante iniziava il Convivio, il suo progetto di sapere universale scritto in italiano. Com'è noto, con la crisi mistica datata intorno al 13062 , il sapere filosofico e linguistico-simbolico non appare più così naturale. Si trattò per Dante di costruire un nuovo «schematismo» della natura - di fronte al colle de>ver fare tutto l'altro giro della natura umana. Oppure si trattò, ch'è lo stesso, di rivoluzionare il sapere3 • Il viaggio colla philosophia naturalis attraverso i luoghi del poema trasforma il sapere in orientamento: per il mistico non l'ascesi ma l'oriente; per il pellegrino non la conquista metaforica, ma il paesaggio dell'allegoria vissuto in iperbato; per il poeta le immagini poetiche e filosofiche non pretendono più di costruire la configurazione generale di un sapere, ma il procedimento sarà inverso: sarà il gesto di affidarsi alle dinamiche generali del pensiero attorno alle quali si organizzano le immagini del testo - e questo anche nel caso della lingua italiana, che da semplice strumento di certezza del sapere, si produce invece come invenzione finale, ed eredità, della poesia•. Per il lettore varrà cio che Ivan F6nagy5 dice del testo letterario: cioè che sono le figure di pensiero a decidere dell'organizzazione frastica del racconto (e non il contrario, come è 92

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