Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

te, traité non pièce, insignito appunto dell'etichetta «des trois morales». Nel Philoctète riappare la coppia delle Nourritures, maestro/allievo, nella relazione Philoctète/Néoptolème. È vero che qui è dato anche un tertium, nella persona di Ulysse, lui pure situabile nella figura del maestro, giacché interpella Néoptolème come «mon élève». Anche Néoptolème, del resto, lo ammette, prima di entrare nell'orbita di Philoctète: «Mais Ulysse aussi me l'enseigne» (si tratta della virtù del dévouement). Ad ogni modo è il figlio adolescente di Achille, venuto al seguito di Ulisse per togliere con l'inganno l'arco all'eroe malato, che prende l'iniziativa, con l'invocazione: «Philoctète! enseigne-moi la vertu...»'0, ripetuta quasi testualmente, dopo alcune pagine: «Alors, enseigne-moi, Philoctète». Ma all'assunzione della posizione di allievo da parte di Néoptolème - posizione che addirittura si costituisce in un stato («ah! je suis malade»), Philoctète risponde, come il · maestro zen di Lacan, con il silenzio: solo verso la fine del traité uscirà in una vera e propria dichiarazione di non-esistenza: «il n'y a pas de vertu»". «Je n'ai pas a vous en donner» risponde Edouard a Bernard che è andato a chiedere consiglio, dopo la «lotta con l'angelo»". Anche Les faux-monnayeurs, tutto sommato, è una lezione gidiana, un esempio in atto di come Gide intenda il compito di maestro. Richieste in questo senso, esplicite o implicite, in forma positiva o negativa, si moltiplicano attraverso tutto il romanzo, da parte di Bernard, Olivier, Georges etc. In Edouard, la pulsione educativa è contrastata e controbilanciata da una pulsione opposta che, più che d'abbandono o di fuga, si potrebbe dire di rimando, per cui egli riassegna l'atto dell'insegnamento a chi lo chiedeva. «Vous ne pouvez trouver ce conseil qu'en vous-mème» echeggia stranamente simile a ciò che recita l'envoi a Nathanael. Fino a che punto Edouard illustra i tratti del maftre 86

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